Le recenti acquisizioni di ordine funzionale e biomeccanico ci portano a dare sempre maggior importanza alle lesioni meniscali un tempo, neanche tanto lontano, ritenute benigne e oggi considerate, se non trattate adeguatamente, responsabili di evoluzione artrosica del compartimento corrispondente alla lesione. Mi riferisco soprattutto al menisco esterno che fortunatamente è meno esposto a rischio di lacerazione rispetto al menisco interno anche se è più determinante, in caso di rottura, nell’evoluzione artrosica.

Le lesioni meniscali possono essere di tipo traumatico e di tipo degenerativo. Possono cioè essere la conseguenza di un trauma distorsivo del ginocchio che lacera una struttura meniscale integra come avviene nei soggetti giovani oppure possono derivare da un degrado artrosico dell’articolazione con associata lesione degenerativa del menisco che diventa incapace di resistere a traumi banali e connessi alla attività quotidiana (classica lesione associata meniscale e cartilaginea in soggetti oltre la quinta decade di vita e in sovrappeso). Di fronte al sospetto di una lacerazione meniscale, dopo aver eseguito la obbligatoria Risonanza Magnetica, abbiamo il dovere di limitare al massimo l’asportazione meniscale cercando di essere il più possibile conservativi. Questa condotta permette al menisco residuo di mantenere il ruolo di ammortizzatore nella trasmissione di carichi gravitari tra il femore e la tibia.

La tecnica artroscopica ci permette di fare una diagnosi precisa della lesione meniscale eventualmente presente e consente l’asportazione conservativa della sola parte lesionata meniscale. In soggetti giovani e con motivazioni di tipo agonistico-sportivo si cerca, se la lesione lo permette, di reinserire la parte meniscale lacerata facendo una sorta di sutura, con opportuno strumentario, della lesione meniscale.Ovviamente il postoperatorio non è così semplice come nel caso di una lesione trattata con l’asportazione semplice della porzione meniscale lacerata, ma in determinati casi (pazienti giovani con eventuale lesione associata del crociato anteriore) vale la pena eseguire la sutura.

Capitolo a parte è quello delle eventuali lesioni associate cartilaginee. Nel soggetto giovane risolvere al più presto il problema meniscale quando presente permette di non danneggiare la cartilagine del compartimento interessato così come le riparazioni plastiche del legamento crociato anteriore (LCA) arrestano la altrimenti inevitabile evoluzione artrosica del ginocchio. Nella così detta terza età è ancora aperto il dibattito tra coloro che tentano di essere conservativi al massimo recentando la lesione meniscale e trattando localmente la cartilagine danneggiata con shaving artroscopici seguiti da periodi di protezione dal carico gravitario e viscosupplementazione e coloro che preferiscono essere conservativi sulla diagnosticata lesione meniscale su base degenerativa riservandosi in seguito di intervenire solo per una sostituzione protesica quando sarà ritenuto necessario. Il punto nodale della questione è costituito dalle lesioni cartilaginee di grado avanzato presenti nel soggetto di giovane età.

In questi casi di difficile gestione se la lesione è di dimensioni piccole (sotto 1,5 cm) si può procedere in artroscopia a tecniche di ablazione cartilaginea (lavaggio, shaving, debridement, coblazione con radiofrequenze) e di stimolazione midollare (abrasione,perforazioni,microfratture). Scopo di queste procedure è di sostituire la cartilagine ialina danneggiata con una cartilagine fibrosa che purtroppo presenta una minor resistenza meccanica per cui si deteriora nel tempo. L’alternativa a queste tecniche è il trapianto di condrociti autologhi riservato a lesioni condrali ampie (superiori a 1,5 cm) in pazienti di età non superiore a 55 anni in assenza di deviazioni assiali in varo / valgo.