Il caso illustrato è relativo ad un paziente di 22 anni che all’età di 11 anni a seguito di un violento trauma in iperflessione del ginocchio Sn ( caduta da altalena ) aveva riportato un distacco condroepifisiario del femore distale in procurvato. Purtroppo i colleghi intervenuti nel trattamento hanno inspiegabilmente sottovalutato la gravità e l’evolutività della lesione per cui invece di ridurre immediatamente la scomposizione e contenerla con fili hanno confezionato un apparecchio gessato inspiegabilmente in flessione con il risultato di far peggiorare irrimediabilmente il procurvato.

Negli anni successivi la grave deformità morfologica scheletrica ha causato un greve deficit di estensione per retrazione capsulotendinea e ligamentosa posteriore con evidente accorciamento funzionale e grave pregiudizio deambulatorio accompagnato a fissità della rotula al solco trocleare.

Perdurando una situazione biomeccanica ovviamente sfavorevole incompatibile con una normale vita relazionale il pz veniva sottoposto ad allungamento del femore metaepifisiario distale con fissatore esterno esapodalico che artficiosamente migliorava la dismetria di partenza con iniziale soddisfazione da parte del pz che però continuava a presentare deficit di circa venti gradi di estensione con sollecitazione meccanica continuativa sulla femororotulea legata al procurvato.

L’allungamento del femore in realtà  aveva migliorato la zoppia da dismetria migliorando il pregiudizio funzionale iniziale lasciando però invariato il dismorfismo scheletrico e conseguentemente l’alterazione biomeccanica originaria.

Considerato il complesso quadro clinico di base l’idea coraggiosa si è basata sul tentativo di ritornare all’anatomia di base con una difficile osteotomia eseguita per via francamente posteriore con accesso non codificato ad ” H ” per aumentare la luce chirurgica sul femore distale posteriore come descritto di seguito .

La prolungata manipolazione dello SPE ha ovviamente provocato come previsto una iniziale sofferenza dello SPE soprattutto a carico del tibiale anteriore

Ripresa completa del movimento e del tono muscolare a due mesi dall’intervento. Primo mese in ginocchiera a valva con carico sfiorante e successivo mese con carico parzializzato gradualmente + FKT per recupero ROM e trofismo muscolare.

A tre mesi dall’intervento progressivo recupero dello SPE. Il recupero completo è stato raggiunto a sei mesi dall’intervento.