Protesi del gomito
L’artrosi primaria del gomito, quando limita fortemente la funzione diventa dolente in maniera ingravescente indicando trattamento chirurgico, nel caso mostrato, con protesi totale semivincolata Discovery (Biomet) che permette una ottima escursione articolare in flesso estensione valutabile intraoperatoriamente con buon aspetto radiografico e rieducazione immediata auto assistita.
L’immediata rieducazione è consentita da un accesso chirurgico che non prevede l’interruzione dell’apparato estensore ma il distacco dello stesso per via sub periostea conservando bratta ossea inserzionale olecranica per assicurare una valida reinserzione e conseguentemente una completa e fisiologica ripresa del movimento completo in circa un mese.
In realtà la principale indicazione a trattamento protesico del gomito non è come nel caso presentato l’artrosi primaria quanto l’artrosi secondaria postraumatica come descritto nei precedenti capitoli. Ad integrare quanto detto mostro un caso di pseudoartrosi inveterata di paletta omerale trattata con artroprotesi primaria di gomito con buon risultato funzionale. Come si vede cerco di usare se possibile gli steli più lunghi in quanto, anche se di più difficile preparazione e introduzione, garantiscono una tenuta ottimale.
Mostro adesso un altro caso di trattamento con protesi di frattura scomposta a più frammenti omero distale eseguito a distanza di circa due mesi dal trauma per incongruo e ingiustificato trattamento in altra sede con tutorizzazione!
Le protesi di gomito hanno una incidenza di infezione di circa il 4 % praticamente doppia rispetto alla incidenza di infezione dopo protesi d’anca ad esempio.Questa percentuale dipende dal fatto che spesso si tratta di intervento a seguito di altri con probabile passata infissione di mezzi di sintesi oltre che dalla relativa lunga durata dell’intervento paragonata alla attuale durata di un impianto d’anca. Quando però l’infezione si manifesta è assurdo specie dopo formazione di fistole cutanee insistere con terapie antimicrobiche in quanto occorre rimuovere al più presto l’impianto e mettere uno spaziatore cementato antobioticato in attesa di una sterilizzazione del focolaio di partenza che deve essere valutata localmente e con esami locali e generali di concerto con il collega infettivologo. Una volta che si è relativamente certi di aver sconfitto l’infezione si può procedere ad un nuovo impianto.
Il problema in questo caso sono i deficit di osso legati al riassorbimento settico ed alla usura da allentamento settico delle componenti che “consuma” per erosione l’osso intorno alle componenti come nel caso in figura.