Gli Autori descrivono un esito di frattura sovradiacondiloidea di omero in un giovane di 16 anni trattato altrove incruentamente con fissatore esterno ed esitato in grave varismo / recurvato. L’inversione della procurvazione fisiologica della paletta omerale determinava un deficit di flessione accompagnato ad iperestensione del gomito.
La giovane età del paziente ha permesso una forma di rimodellamento delle superfici articolari per cui, malgrado la evidente dismorfia, il gomito presentava una flessione parzialmente deficitaria di circa 35° con una iperestensione di circa 20°. Il quadro clinico obiettivo era caratterizzato dall’atteggiamento in varo evidente a gomito esteso determinato dalla mancata riduzione della frattura della colonna mediale che determinava una evidente obliquità della linea biepicondilare che, insieme all’inversione della procurvazione naturale dell’omero distale, determinava il dismorfismo da viziosa consolidazione nei principali piani dello spazio. La conseguenza era ovviamente una deformità non accettabile a 16 anni capace di determinare nel tempo un sovraccarico artrosico non tollerabile.
Confidando sulla buona qualità dell’osso del giovane paziente e sulla ottima stabilità del focolaio osteotomico ottenuta, abbiamo permesso immediatamente un movimento nel limite del dolore in auto assistenza. Nei primi giorni postoperatori preferiamo non posizionare tutori con snodo regolabile in quanto il gomito tende a gonfiare e mal sopporta la pressione ,per quanto modesta , delle cinghie di ancoraggio. Preferiamo invece confezionare una banale valva posteriore in vetroresina ben imbottita a 90° di flessione del gomito. Il paziente da supino a letto può, nell’immediato postoperatorio, auto assistersi nel movimento con l’aiuto dell’altra mano confidando nella elasticità della vetroresina.
Il risultato ottenuto, peraltro in breve tempo con completo ripristino del ROM fisiologico, è da ritenere ottimo.